Capitolo 2: Vorrei essere lei
Capitolo 2: Vorrei Essere Lei
Angelia
La splendida donna dai capelli scuri bussò due volte alla porta scura, che si aprì subito dopo. Feci ancora qualche passo ed entrai. La segui e mi avvicinai a un'altra donna che stava parlando con un uomo, leggermente in disparte. Questa donna era più matura, vestita interamente di pelle: stivali alti fino alla coscia, costume intero e guanti, anch'essi di pelle.
"Lady Jolene, ho una nuova arrivata, potresti mostrarle il posto e informarla su come funzionano le cose qui?" lo disse con molto rispetto, ma quando si voltò verso di me, nei suoi occhi tornò quell'ombra di giudizio.
Ma qual era il suo problema? In base a cosa mi giudicava? Non poteva certo biasimarmi per voler entrare, visto che anche lei lavorava qui. Sarebbe stato davvero ipocrita.
"Certo, Adanna. Mi prenderò cura di lei." Mi sorrise con calore, l'esatto opposto di Adanna, e mi fece sentire subito più a mio agio, almeno un po'. Adanna annuì prima di tornare verso la porta e sparire dalla vista.
"Ciao, cara. Come ti chiami?" chiese Jolene. L'uomo con cui stava parlando era già sparito.
"Angelia, signora?" Non volevo che suonasse come una domanda, ma non sapevo bene come rivolgermi a lei.
"Signora va benissimo." Scoppiò in una risatina.
"È la prima volta che entri in un club BDSM?"
"Sì, ho sempre voluto provare ma stavo raccogliendo il coraggio." Ammisi, guardandomi intorno per non perdermi nulla di ciò che mi circondava.
"È assolutamente normale essere nervosi la prima volta, capita a tutti. Uscire dalla propria zona di comfort e provare qualcosa di nuovo può fare paura. Molti vengono accompagnati da amici o partner, così hanno qualcuno che li sostiene e li aiuta a esplorare." Iniziò a camminare e la seguii.
"Non... non sono molto aperta sui miei desideri sessuali con gli amici, e non ho un partner."
La stanza era immersa in una luce soffusa violacea che rendeva l'atmosfera più sensuale, quasi a offrire un senso di intimità anche in mezzo alla gente. Riuscivo a sentire la sua voce distintamente, senza che la musica la coprisse. Osservando la scena, mi sentii travolta da una strana euforia. Il nervosismo svanì per un attimo, mentre passavamo accanto a una scena di gioco circondata da spettatori.
Un uomo era legato a una croce, proprio come avevo letto nei racconti, mentre una donna lo colpiva con una frusta. Sentivo il suono della frusta e i suoi gemiti, di piacere, di dolore, forse di entrambi. Era completamente nudo e, da dove mi trovavo, vedevo segni rossi sparsi sul suo corpo. Il suo sesso era eretto, imperlato di liquido preseminale.
"Quella si chiama scena: sono due dei nostri membri più assidui, amano la croce. Come puoi notare dai segni, ci sono zone che lei non tocca mai, come le costole, perché potrebbero causare lividi. Non vorresti mai un dominatore che non conosce il mestiere: potrebbe farti davvero male."
Devo essermi fermata, perché lei si voltò indietro per spiegarmi cosa stava succedendo. Cercai di distogliere lo sguardo, ma era impossibile: la scena era tanto esplicita quanto affascinante. Non potevo evitare di sentirmi eccitata da quello spettacolo messo in scena per un pubblico silenzioso.
"Dimenticavo, sei una dominatrice, una sottomessa, o magari una schiava sessuale?" chiese, invitandomi a proseguire.
"Decisamente non una schiava sessuale," risposi, ansimando, colta alla sprovvista da quella domanda.
"Sono una sottomessa, almeno per quanto riguarda il BDSM. Mi piace che qualcuno prenda il controllo a letto, ma solo lì." I miei occhi correvano ovunque, desiderosi di cogliere ogni dettaglio.
La sentii ridacchiare mentre mi accompagnava in un'altra zona, dove una donna si trovava su un piedistallo, mani e piedi legati a corde fissate al soffitto. Era completamente nuda, tranne una benda sugli occhi. Era strano vedere un'altra donna nuda dal vivo, ma meno di quanto avrei immaginato. Non potevo evitare di immaginarmi al suo posto, legata e indifesa, mentre qualcuno avrebbe potuto fare di me ciò che voleva.
Sentivo il calore dell'eccitazione bagnarmi le mutandine mentre continuavo a osservare. Quella scena era la cosa più eccitante che mi fosse mai capitato di vedere: nemmeno il mio film erotico preferito reggeva il confronto con la realtà davanti ai miei occhi. Provavo un pizzico d'invidia mentre il dominatore accanto a lei le sfiorava l'interno coscia con una piuma e il suo ventre si contraeva per la sensazione. Maledizione, avrei voluto provare quello che provava lei, fare quello che faceva lei. Volevo essere al suo posto.
Era proprio per questo che ero lì: per vivere tutto sulla mia pelle, sperando di non dover aspettare troppo prima di poter partecipare a questo tipo di gioco delizioso.
"Non c'è nulla di male a essere uno schiavo sessuale, ma non è una cosa per tutti. A chi è nuovo nella comunità non consiglierei di buttarsi subito. Meglio cominciare con qualcosa di più leggero, prendersi il tempo per abituarsi." Fece un cenno verso la scena davanti a noi.
I neofiti potrebbero pensare che sia un gioco semplice da cui partire, ma non è affatto così. Ci vuole coraggio a lasciarsi legare e bendare da qualcuno. Devi fidarti del tuo dominatore e sapere che farà solo ciò che sei pronta ad affrontare, niente di più. Costruire quella fiducia richiede tempo, e proprio ora lui sta giocando con i suoi sensi." Si fermò e mi guardò prima di continuare.
"Una carezza con una piuma si avverte in modo più intenso quando non puoi vedere, e lo stesso vale per il gusto. Se non sai cosa aspettarti, il tuo corpo si concentra ancora di più sulle sensazioni," spiegò. Capivo perfettamente cosa intendesse, e l'idea mi eccitava. Volevo provarci anch'io.
Maledizione, c'erano così tante cose che desideravo provare e non vedevo l'ora di cominciare.
"Quando ti sentirai pronta, ti porto al bar. Ricordo bene quanto fosse travolgente le prime volte che assistevo a queste scene, quindi non c'è bisogno di correre," disse.
Capivo che parlava sul serio e che sarebbe stata felice di lasciarmi osservare ancora un po'. Avrei potuto sempre tornare se ne avessi avuto voglia, e sentivo che l'avrei fatto. Volevo scoprire di più, volevo tutto. Volevo esplorare.







































































































































































































































